Ospedale di Cles
L’ARCHITETTURA RAZIONALISTA NEL NUOVO OSPEDALE DI CLES
Arch. Ruggero Mucchi
Nell’impostazione urbanistica e architettonica clesiana del Novecento l’Ospedale Civile ricopre un ruolo di fondamentale importanza. Si noti innanzitutto quanto si sia rivelata strategica ed azzeccata la scelta del luogo su cui realizzare l’opera che al tempo invece era ritenuto insalubre e poco adatto.
Naturalmente la presenza dell’ospedale ha creato i presupposti concreti per il potenziamento del nuovo asse di Viale Degasperi che è divenuto in poco tempo la più interessante zona di espansione della borgata. L’assetto urbano da questo momento ha subito un fondamentale sviluppo ed una indelebile alterazione la cui impronta architettonica è chiaramente leggibile negli alti edifici residenziali in prossimità del centro.
Elemento generatore e continuo punto di energia urbana è stato e rimane l’ospedale. Nel momento della sua costruzione la borgata clesiana ha visto sorgere un edificio notevole per caratteri strutturali e soprattutto estetici, proponendo le linee razionaliste dell’architettura post-fascista dalla quale tuttavia avevano avuto origine. Le svariate modifiche ed aggiunte alla costruzione originaria hanno senza dubbio mascherato i semplici ed equilibrati lineamenti che lo caratterizzavano e che possiamo chiaramente notare nelle immagini dell’epoca.
Caratteristiche come: la forma composita a doppio “T” in grado di relazionarsi nei modi più svariati con il luogo, i vasti blocchi sporgenti verso la strada che avvicinano l’interno all’esterno, i poggioli di testa che sfondano il muro evidenziando l’energica presenza dei corridoi, denotano la disponibilità dell’edificio di lasciarsi invadere e di far trasparire il proprio contenuto. Questa forte valorizzazione del rapporto interno-esterno è abbastanza comune negli edifici pubblici dell’epoca e pone le proprie radici proprio nella corrente razionalista dello stile fascista in cui il ruolo della piazza era di fondamentale importanza e l’edificio doveva divenirne parte integrante piuttosto che elemento delimitante. Ecco quindi che nel meccanismo funzionale gli spazi comuni, l’ingresso, i corridoi, le scale, gli spazi di sosta, le sale di attesa e quanto altro , giocano un ruolo determinante. Le immagini del progetto dimostrano la cura riposta nella valutazione di questi ambienti che sono effettivamente gli spazi nevralgici dell’intera struttura.
Ma è nella lunga facciata orientale che emerge, maggiormente l’indole razionalista del progetto. L’ampio blocco candido è costituito da un semplice elemento centrale le cui linee si rafforzano decisamente verso le estremità. Tutta la composizione della facciata gioca sulle luci e sulle ombre che la geometria e la rugosità della superficie riescono a creare. Si tratta infatti di una facciata gestita e dominata dalla sua terza dimensione, dal suo spessore.
Le estremità laterali, lavorate ad ampi quadroni, producono forti ombre fra le nervature strutturali lasciate in vista ed i poggioli rientranti, su cui hanno sbocco le stanze dei reparti. Il blocco centrale invece è dominato dall’ampia e luminosa parete piatta, ponderatamente finestrata alla cui sommità altri poggioli interni creano nuove ombre in un notevole gioco geometrico di varie luminosità. Si tratta di segni ed oggetti ripresi dall’ambiente del razionalismo fascista lombardo che ha dato l’impronta architettonica al Secondo dopoguerra ed alla ripresa economica italiana.
Il quadro architettonico della borgata clesiana quindi ottiene con l’Ospedale Civile un notevole apporto culturale, sapendo che dopo il periodo delle ville liberty e della stazione ferroviaria ottagonale dinanzi alla chiesa, solo il classico stile fascista si era affacciato in paese. Il cinema teatro infatti ne fu certamente un lodevole esempio che purtroppo ora non esiste più. Si trattava di un oggetto affascinante eretto in pieno Ventennio, quindi anche fortemente legato con la storia, aspetto che l’Ospedale Civile non può vantare.
Negli anni l’edificio ospedaliero ha subito modifiche sostanziali, ampliamenti ed aggiunte (il blocco per le radiografie, la chiesa, ed altre ali) che lo disturbano architettonicamente. Anche la facciata orientale è stata appiattita con il tamponamento dei poggioli all’ultimo piano; si tratta certamente di una perdita culturale, ma le necessità funzionali non possono essere accantonate. Ci si ricordi però della prima immagine dell’edificio anche attraverso le immagini che illustrano questo libro e non si dimentichi che questa struttura è ed è stata una notevole espressione architettonica moderna certamente non comune nel ristretto panorama culturale locale.
Presentazione Libro: Domus Dei
Arch. Ruggero Mucchi
Nell’impostazione urbanistica e architettonica clesiana del Novecento l’Ospedale Civile ricopre un ruolo di fondamentale importanza. Si noti innanzitutto quanto si sia rivelata strategica ed azzeccata la scelta del luogo su cui realizzare l’opera che al tempo invece era ritenuto insalubre e poco adatto.
Naturalmente la presenza dell’ospedale ha creato i presupposti concreti per il potenziamento del nuovo asse di Viale Degasperi che è divenuto in poco tempo la più interessante zona di espansione della borgata. L’assetto urbano da questo momento ha subito un fondamentale sviluppo ed una indelebile alterazione la cui impronta architettonica è chiaramente leggibile negli alti edifici residenziali in prossimità del centro.
Elemento generatore e continuo punto di energia urbana è stato e rimane l’ospedale. Nel momento della sua costruzione la borgata clesiana ha visto sorgere un edificio notevole per caratteri strutturali e soprattutto estetici, proponendo le linee razionaliste dell’architettura post-fascista dalla quale tuttavia avevano avuto origine. Le svariate modifiche ed aggiunte alla costruzione originaria hanno senza dubbio mascherato i semplici ed equilibrati lineamenti che lo caratterizzavano e che possiamo chiaramente notare nelle immagini dell’epoca.
Caratteristiche come: la forma composita a doppio “T” in grado di relazionarsi nei modi più svariati con il luogo, i vasti blocchi sporgenti verso la strada che avvicinano l’interno all’esterno, i poggioli di testa che sfondano il muro evidenziando l’energica presenza dei corridoi, denotano la disponibilità dell’edificio di lasciarsi invadere e di far trasparire il proprio contenuto. Questa forte valorizzazione del rapporto interno-esterno è abbastanza comune negli edifici pubblici dell’epoca e pone le proprie radici proprio nella corrente razionalista dello stile fascista in cui il ruolo della piazza era di fondamentale importanza e l’edificio doveva divenirne parte integrante piuttosto che elemento delimitante. Ecco quindi che nel meccanismo funzionale gli spazi comuni, l’ingresso, i corridoi, le scale, gli spazi di sosta, le sale di attesa e quanto altro , giocano un ruolo determinante. Le immagini del progetto dimostrano la cura riposta nella valutazione di questi ambienti che sono effettivamente gli spazi nevralgici dell’intera struttura.
Ma è nella lunga facciata orientale che emerge, maggiormente l’indole razionalista del progetto. L’ampio blocco candido è costituito da un semplice elemento centrale le cui linee si rafforzano decisamente verso le estremità. Tutta la composizione della facciata gioca sulle luci e sulle ombre che la geometria e la rugosità della superficie riescono a creare. Si tratta infatti di una facciata gestita e dominata dalla sua terza dimensione, dal suo spessore.
Le estremità laterali, lavorate ad ampi quadroni, producono forti ombre fra le nervature strutturali lasciate in vista ed i poggioli rientranti, su cui hanno sbocco le stanze dei reparti. Il blocco centrale invece è dominato dall’ampia e luminosa parete piatta, ponderatamente finestrata alla cui sommità altri poggioli interni creano nuove ombre in un notevole gioco geometrico di varie luminosità. Si tratta di segni ed oggetti ripresi dall’ambiente del razionalismo fascista lombardo che ha dato l’impronta architettonica al Secondo dopoguerra ed alla ripresa economica italiana.
Il quadro architettonico della borgata clesiana quindi ottiene con l’Ospedale Civile un notevole apporto culturale, sapendo che dopo il periodo delle ville liberty e della stazione ferroviaria ottagonale dinanzi alla chiesa, solo il classico stile fascista si era affacciato in paese. Il cinema teatro infatti ne fu certamente un lodevole esempio che purtroppo ora non esiste più. Si trattava di un oggetto affascinante eretto in pieno Ventennio, quindi anche fortemente legato con la storia, aspetto che l’Ospedale Civile non può vantare.
Negli anni l’edificio ospedaliero ha subito modifiche sostanziali, ampliamenti ed aggiunte (il blocco per le radiografie, la chiesa, ed altre ali) che lo disturbano architettonicamente. Anche la facciata orientale è stata appiattita con il tamponamento dei poggioli all’ultimo piano; si tratta certamente di una perdita culturale, ma le necessità funzionali non possono essere accantonate. Ci si ricordi però della prima immagine dell’edificio anche attraverso le immagini che illustrano questo libro e non si dimentichi che questa struttura è ed è stata una notevole espressione architettonica moderna certamente non comune nel ristretto panorama culturale locale.
Presentazione Libro: Domus Dei